Lovelace (1815 - 1852) is one of the great heroines of the history of computing. She never invented any computers herself, but she understood Charles Babbage's dreams and wrote about them in a language that the man in the street could understand. Ada had her faults: she was very impulsive, sometimes took opium and didn't know how to manage money. But without her, Charles Babbage's story would be infinitely less colorful - and much less entertaining.
If he was the father of the computer, she was the foster-mother. Read about Ada and her work and struggles in Jacquard's Web.
Dr. Matsumoto argues that “knitting is coding” and that yarn is programmable material. The potential dividends of her research range from wearable electronics to tissue scaffolding.
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Da marzo 2012 Sabine Himmelsbach è la nuova direttrice di HeK (House of Electronic Arts di Basilea). Dopo aver studiato storia dell’arte a Monaco di Baviera, dal 1993 al 1996 ha lavorato per le gallerie di Monaco e Vienna e in seguito è diventata project manager per mostre e conferenze per lo Steirischer Herbst Festival di Graz, Austria. Nel 1999 è diventata direttrice di mostre presso lo ZKM | Center for Art and Media di Karlsruhe. Dal 2005 al 2011 è stata direttore artistico della Edith-Russ-House for Media Art di Oldenburg, Germania. I suoi progetti espositivi includono ‘Fast Forward’ (2003); ‘Coolhunters’ (2004); Ecomedia (2007); MyWar (2010) e Culture of Copy (2011). Nel 2011 ha curato ‘Gateways. Arte e cultura in rete” per il Museo d’Arte Kumu di Tallinn nell’ambito del programma “Capitale Europea della Cultura Tallinn 2011”. Tra le sue mostre alla HeK di Basilea figura “Sensing Place” (2012), “Semiconductor: Let There be Light” (2013), “Ryoji Ikeda” (2014), “Poetica e politica dei dati”(2015), ‘Rafael Lozano-Hemmer: Preabsence” (2016), “unREAL” (2017), “Lynn Hershman Leeson: Anti-Bodies”, “Eco-Visionari” (2018) e “Entangled Realities. Living with Artificial Intelligence” (2019). Come scrittrice e docente si dedica a temi legati alla media art e alla cultura digitale.
Ellen Harlizius-Klück (Monaco, Germania), artista e ricercatrice interessata agli algoritmi, alla logica e alla matematica della produzione tessile. Attualmente è Principal Investigator del progetto ERC PENELOPE: A Study of Weaving as Technical Mode of Existence (ERC-2015-CoG; No. 682711), situato presso l’Istituto di Ricerca per la Storia della Tecnologia e della Scienza, Deutsches Museum, uno dei più grandi musei al mondo per la tecnologia. Dal 2014 al 2016 è stata Co-Investigatrice internazionale nel progetto Weaving Codes – Coding Weaves, finanziato da un Digital Transformations Amplification Award 2014 del Arts & Humanities Research Council (UK). In precedenza, ha studiato la tecnologia tessile come Marie-Curie Senior Research Fellow della Fondazione Gerda Henkel (COFUND) presso il Centro per la Ricerca Tessile dell’Università di Copenhagen nel progetto The Tacit Knowledge of Ancient Weaving.
Blackboxing Human Knowledge: The Case of Weaving
Lorenzo Balbi - Artistic Director of MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
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Lorenzo Balbi (Torino, 1982. Vive e lavora a Bologna) è direttore artistico del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna dal 2017, data in cui ha assunto il ruolo di Responsabile dell’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei, alla quale afferiscono, oltre al MAMbo, Villa delle Rose, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica e Residenza per artisti Sandra Natali.
Il non profit in Italia: una ricostruzione storica e prospettive per un rapporto con le istituzioni museali
Davide Quadrio - Director Arthub Asia
Davide Quadrio is a China-based producer and curator. He founded and directed for a decade the first not-for-profit independent creative lab in Shanghai, BizArt Center, as a platform to foster the local contemporary art scene. In 2007 Quadrio created Arthub, a production and curatorial proxy active in Asia and worldwide.
Con BizArt e il suo team, e ora con Arthub, Quadrio ha organizzato centinaia di mostre, attività didattiche e scambi in Cina e all’estero, sviluppando relazioni con istituzioni locali e straniere in tutto il mondo. Per la rilevanza del suo lavoro, le sue organizzazioni sono state protagoniste della recente mostra “China after 1989: Theater of the World” dedicata agli ultimi trent’anni di arte contemporanea in Cina presso il Guggenheim Museum di New York e Porto. Tra i progetti più recenti, Visions in the making, Centro Culturale Italiano, New Delhi e Zhang Enli presentazione personale alla Galleria Borghese di Roma. Come promulgatore e produttore di opere d’arte le commissioni più recenti sono World Record, Paola Pivi, Maxxi, Roma, Bass Museum LA; Tomas Saraceno, “Algor(h)i(y)thm”, Palais Tokyo, Parigi e attualmente lavora per la Biennale di Gwangju, Corea, su diversi progetti performativi. Vive tra Milano e Shanghai.
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Ursula Wolz, Lecturer Eugene Lang College of Liberal Arts, The New School (New York)
Ursula Wolz, Ph.D. studia Informatica Educativa e combina parallelamente approcci accademici e imprenditoriali per sviluppare ambienti di apprendimento basati sulle machine computazionali. Questi spaziano dai laboratori fuori dal computer, ai motori di narrazione per l’istruzione, ai tutor artificialmente intelligenti. Ha fondato RiverSound Solutions con la missione di dare agli utenti la possibilità di diventare co-creatori piuttosto che consumatori di computer e di linguaggi informatici. La sua ricerca più recente include il “code crafting” attraverso il quale esplora come alcuni concetti legati al campo dell’informatica (dai parametri di funzione, al path finding, al design generativo) possono essere espressi attraverso la produzione di tessuti a mano e a macchina.
La creazione di codici è un’iniziativa che porta ad esplorare come l’artigianato tessile e l’arte abbiano influenzato lo sviluppo della codifica informatica, dell’ingegneria del software e del pensiero computazionale. Mentre la comunità informatica si muove per aprirsi ad una partecipazione più diversificata, la metodologia di scrittura dei codici ha l’audacia di lasciarci immaginare che gli artigiani, che almeno in passato erano in gran parte donne, abbiano una ricca e millenaria cultura nella scrittura di codici. Chi progettava le trame dei patchwork ha creato algoritmi per la generazione e l’analisi di modelli su un piano cartesiano che precedono di molto l’invenzione della grafica digitale.
Stephen Monteiro – media scholar and theorist based in the Department of Communication Studies at Concordia University, Montreal
Stephen Monteiro, a media scholar and theorist based in the Department of Communication Studies at Concordia University, Montreal. His work focuses on the cultural roots and consequences of media design and networked interactivity. He is the author of two books: The Fabric of Interface, published by The MIT Press in 2017, and Screen Presence, published by Edinburgh University Press in 2016. He is also the editor of The Screen Media Reader, published by Bloomsbury in 2017. His essays and articles on contemporary media have appeared in numerous international journals.
Piecing People: Personal Data and the Craft of Digital Labor
L’interattività digitale contemporanea si basa su tecniche e strategie tratte dalla cultura artigianale, portandoci ad unire, con una certa agilità, frammenti di dati che contribuiscono alla costruzione di insiemi più ampi. Essenziale per l’economia dei media partecipativi in rete, questa manodopera viene estratta dalle false spoglie del tempo libero e del divertimento. Sempre più spesso, però, il valore derivato da queste attività si trova non solo nei dati di produzione e di consumo, ma anche nella regolare raccolta e analisi dei dati biometrici e medici che da essi derivano. Che questo avvenga attraverso le applicazioni per la quantificazione dell’esercizio fisico, il monitoraggio fisiologico, o l’apporto nutrizionale, o tramite alcune caratteristiche tecniche dei prodotti, come la registrazione delle impronte digitali o il riconoscimento facciale per sbloccare i device, o la mappatura genetica per le banche dati genealogiche, il nostro corpo sta diventando sempre più spesso il materiale di base attraverso il quale plasmiamo la nostra esistenza digitale e la nostra rilevanza. Qual è la potenziale relazione tra questa raccolta di dati e i modelli di interfaccia basati sull’artigianato? In che modo la sempre più invasiva raccolta di dati biometrici e medici ha sfruttato la natura informale, interpersonale e collaborativa della creazione collettiva online? Rispondendo a queste domande, questa presentazione sostiene che, proprio come l’artigianato ha spesso connotati di generosità e condivisione, le pratiche digitali artigianali possono incoraggiare i partecipanti a dare più di se stessi — sia in termini di manodopera che di dati fisici e medici — come prova del loro impegno sociale in rete e della loro vitalità.
George Church, Harvard Medical School and Wyss Institute, Harvard University
Engineering recapitulates evolution
Devin Wangert - writer and researcher
Eugene Thacker – philosopher, poet and author
Qual è la differenza tra il vivente e il non vivente, il biologico e il tecnologico?
I biomedia ci chiedono di ripensare le nostre opinioni comuni sulla biologia, la tecnologia e il linguaggio, e di farlo attraverso una critica del riduzionismo, della strumentalità e della metafora. Siamo incoraggiati a pensare alla biologia e alla tecnologia come inseparabili, e a pensare oltre il paradigma dell’artificio-natura che è stato a lungo al centro della scienza occidentale e della filosofia della biologia. Il mondo presentato dai biomedia è un mondo in cui la secolare questione della “vita stessa” viene posta in modo nuovo, presentata attraverso un insieme di artefatti, tecniche e contesti sociali che sono unici in un particolare momento storico. […] La vita può essere ridotta a un insieme di principi meccanici, matematici o materiali? Qual è la differenza tra il vivente e il non vivente, il biologico e il tecnologico?
Emilio Vavarella - Artist and researcher (Harvard University)
Tutte le mie opere nascono da un simile percorso di ricerca concettuale e tecnologica su molteplici livelli, seguito da una formalizzazione in cui gli spunti e le riflessioni che costellano la mia ricerca trovano una loro sintesi. Nel corso degli anni ho dato vita ad un archivio molto esteso di work-in-progress: collezioni di documenti, immagini, testi, appunti o altri materiali su cui torno ciclicamente. Potrei dire che queste collezioni sono il modo attraverso cui nutro, a volte anche per anni, idee ancora ad uno stato embrionale o in lenta evoluzione. Con il progredire delle mie ricerche comincio a implementare ipotesi, tecniche, e a sperimentare diversi metodi di lavoro, alla ricerca di quelli più affini ai materiali ricercati e alle domande in questione. Durante questa fase di messa in opera i materiali o le tecnologie su cui lavoro vengono stressati fino a raggiungere il loro limite interno. Mi interessa spingere tecniche, media e concetti fino al loro punto di rottura, stressare i loro limiti interni, sfiorando quella soglia o punto di non ritorno che marca un limite fisico, tecnico, o epistemologico.
Paolo Mele – Director of Ramdom
Claudio Zecchi – Curator of Ramdom
Public Program
Genotipization, Weaving and Data visualization.
Harvard (Cambridge, USA)
(Temporarily suspended due to COVID-19)
grandfather/grandfather/nandfather/status: the important thing is to be in two!
Publication
A cura di / Edited by Emilio Vavarella, Paolo Mele and Claudio Zecchi
Un progetto prodotto e curato da / A project produced and curated by Ramdom
Progetto grafico di / Graphic design by Anna Azzali, MOUSSE Publishing
Editing immagini / Photo-editing MOUSSE Publishing
Testi di / Texts by: Lorenzo Balbi, George M. Church, Francesco Giaquinto, Ellen Harlizius-Klück, Sabine Himmelsbach, Paolo Mele, Stephen Monteiro, Carla Petrocelli, Davide Quadrio, Ed Regis, Eugene Thacker, Emilio Vavarella, Devin Wangert, Ursula Wolz, Claudio Zecchi.
“L’opera rs548049170_1_69869_TT, traduzione del codice genetico dell’artista Emilio Vavarella in un grande tessuto, è stata realizzata dalla madre su una delle prime macchine moderne di calcolo: il telaio Jacquard. Dalla tessitura e programmazione, attraverso il funzionamento interno di algoritmi, software e macchine automatiche, fino alle questioni di genere e di lavoro e alla completa informatizzazione degli esseri umani, il progetto ricapitola simbolicamente la traiettoria storica della tecnologia binaria. Questo libro evidenzia ed estende la portata di questa impresa artistica attraverso una serie di documenti visivi e indagini teoriche di quindici pensatori e professionisti del campo dell’arte, della filosofia, della bioingegneria, della teoria dei media e della storia della scienza e della tecnologia.”
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“The work rs548049170_1_69869_TT, a translation of artist Emilio Vavarella’s genetic code into a large textile, was produced by his mother on one of the first modern computational machines: the jacquard loom. From weaving and programming, through the inner workings of algorithms, software, and automated machines, up to issues of gender and labor and the complete computerization of human beings, the project recapitulates symbolically the historical trajectory of binary technology. This book highlights and extends the scope of this artistic undertaking through a series of visual documents and theoretical inquires by fifteen thinkers and practitioners from the fields of art, philosophy, bioengineering, media theory, and the history of science and technology.”
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rs548049170_1_69869_TT Genesis of an Idea
Italian Institute of Cultura (New York, USA)
rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me), progetto di Emilio Vavarella e vincitore della 6. Edizione di Italian Council (programma di promozione di arte contemporanea italiana nel mondo della Direzione Generale Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo), arriva all’Istituto Italiano di Cultura di New York con l’evento rs548049170_1_69869_TT: Genesis di un’idea, curato da Ramdom.
Il titolo – rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) – attorno al quale ruota l’intero progetto, fa riferimento alla prima riga di testo risultante dalla genotipizzazione del DNA di Vavarella. Il lavoro consiste in una traduzione, effettuata dalla madre dell’artista attraverso processi analogici e digitali, del codice genetico in tessuto, usando una delle prime macchine computazionali moderne: il telaio Jacquard. Il risultato finale è un’opera monumentale composta da un tessuto, un telaio e un film oggi parte della collezione permanente del MAMbo — Museo d’Arte Moderna di Bologna.
Nell’occasione dell’evento newyorkese la visione del film Genesis e la presentazione della pubblicazione rs548049170_1_69869_TT (edita da MOUSSE) faranno da cornice all’approfondimento di alcuni aspetti teorici del progetto.
Il programma si terrà in diretta streaming sulla pagina Facebook di Ramdom e si svolgerà alla presenza di Fabio Finotti (Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York), Emilio Vavarella (Artista e ricercatore, Harvard University), Claudio Zecchi (Curatore di Ramdom), Stephen Monteiro (Media Scholar and Theorist, Department of Communication Studies at Concordia University, Montreal) e Ursula Wolz (Lecturer, Eugene Lang College of Liberal Arts, The New School, New York).
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The project rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) by artist Emilio Vavarella, winner of the 6th Edition of Italian Council (program to promote Italian contemporary art in the world by the Directorate-General for Contemporary Creativity of the Italian Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism), arrives at the Italian Cultural Institute in New York, with an event titled rs548049170_1_69869_TT: Genesis of an Idea, curated by Ramdom.
The title of the project – rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) – refers to the first line of text resulting from the genotyping of Vavarella’s DNA. The work is based on the translation of his genetic code in a large fabric, through the labour of his mother, using one of the first modern computational machines: the Jacquard loom. The result is a monumental work composed of a fabric, a loom and a video, that is part of the permanent collection of MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.
The New York event will focus in particular on the film Genesis and the artist book ‘rs548049170_1_69869_TT’ (published by MOUSSE), along with a discussion of the theoretical issues raised by Vavarella’s project.
The program will be in streeming on Ramdom’s Facebook page and will take place in the presence of Fabio Finotti (Director of Italian Cultural Institute, New York), Emilio Vavarella (Artist and Researcher, Harvard University), Claudio Zecchi (Curator of Ramdom), Stephen Monteiro (Media Scholar and Theorist, Department of Communication Studies at Concordia University, Montreal) and Ursula Wolz (Lecturer, Eugene Lang College of Liberal Arts, The New School, New York).