Offendicula

Un progetto di Gaia Di Lorenzo

Prodotto da RAMDOM con il sostegno di MiC e SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”. 

















Offendicula è uno dei progetti vincitori del bando SIAE “Per chi crea”. Il progetto s’inserisce nell’ampio spettro di ricerca e pratica dell’artista relativo ai temi legati all’intimità, come la maternità e la dipendenza tra individui, e alla collettività. Nel caso di Castrignano, fonti raccolte meticolosamente in dialogo con gli abitanti, aprono ad una pluralità di livelli che intrecciano allo stesso tempo le tradizioni e le dicerie diffuse o tramandate con i ricordi personali, intimi. Quali racconti o tradizioni legate a questo luogo sono rimaste nella memoria collettiva? Quali, invece, intersecano la tua memoria personale? Sono tra le domande che l’artista ha posto ad alcuni abitanti di Castrignano. La sintesi formale dell’indagine portata avanti dall’artista sul campo è un’opera composta da una serie di frammenti di vetro, dipinti o incisi, e giustapposti in alcuni punti tra di loro affinché sia chiara la corrispondenza di questa doppia polarità, intima e collettiva, espressione allo stesso tempo di realtà e narrazione. I vetri, accolti da una base in pietra leccese, sono disposti infine a mo’ di dissuasore per ladri e uccelli tipici delle case pugliesi. L’opera s’ispira, infatti, alla pratica degli offendicula: strumenti utilizzati per impedire o ostacolare l’accesso non autorizzato ad estranei all’interno di proprietà private o per la difesa di beni immobili e/o mobili, pienamente riconosciuti dall’ordinamento giuridico italiano.

Come si inserisce questo lavoro realizzato appositamente per Castrignano de’ Greci nella tua pratica e ricerca artistica?

Il progetto si sviluppa all’interno di un percorso artistico avviato nel 2023 in un paese vicino a Castrignano, Ostuni. Le opere si ispirano inizialmente a strumenti funzionali, come gli “offendicula”, ma trovano riferimenti anche nella letteratura, in particolare nelle opere di Montale. Da un punto di vista concettuale, la ricerca si concentra sulla maternità e, più in generale, sull’interdipendenza tra gli individui. La metodologia di questa serie di lavori prevede l’intreccio di molteplici livelli di significato, che attingono a fonti provenienti da diversi contesti. Ho collaborato con la comunità locale per conoscere la tradizione orale del luogo e accedere così a una memoria storica condivisa, raccogliendo inoltre materiale per la creazione delle immagini. Il risultato è una stratificazione di idee, storie e riferimenti che, piuttosto che offrire un unico significato, riflettono la complessità di un luogo e delle narrazioni che lo attraversano.

Come hai lavorato per raccogliere le fonti necessarie a realizzare le incisioni sui vetri? Su quale o quali aspetti del rapporto tra individuo e collettività ti sei soffermata nello specifico?

Nell’opera per Castrignano ho voluto fare un passo avanti, o forse un passo “dentro” il cuore della comunità. Era fondamentale per me entrare in contatto diretto con i rappresentanti e i catalizzatori del luogo, osservando da vicino le relazioni che li uniscono, le storie condivise e le dinamiche collettive che, talvolta, li separano. Durante questo processo, tra le altre cose, mi è stato donato un libro scritto a più mani dai coordinatori del doposcuola insieme ai bambini. Si tratta di un racconto di formazione di una bambina e del suo rapporto profondo con la nonna. Questa storia che intreccia luoghi magici e reali, fondendo dimensioni familiari verosimili e surreali ed è entrata a far parte dell’immaginario dell’opera in maniera organica. Ho chiesto agli abitanti di Castrignano di inviarmi foto di coppie di nonni e nipoti. Nell’opera, i loro volti si sovrapporranno su un vetro, ma ciò che mi interessa di più è proprio lo scarto tra i due, lo spazio vuoto tra le immagini. In quello spazio trasparente, quasi invisibile, si nasconde il ruolo silenzioso della madre.

Credo che un altro aspetto interessante sia quello relativo alla disposizione dei vetri nella che rimanda agli offendicula da cui l’opera prende il titolo e ispirazione. Questa disposizione ha la capacità di restituire la doppia polarità che sta tra l’intimità dei racconti personali e le tradizioni o dicerie che s’insinuano nella collettività. Quello che sta tra realtà e narrazione. Puoi raccontarci il processo che ti ha portato a alla sintesi formale?

Un altro passo “dentro” Castrignano è stata la scelta del luogo per l’installazione. La sede di Ramdom (Kora), ora situata al centro del paese, è uno spazio familiare a molti, ma anche avvolto da dicerie (l’ultimo Barone de Gualtieri ad esempio, vivo nel ricordo della memoria popolare, quale uomo malvagio e avaro, morto per un malore mentre, in segno di spregio verso la comunità, espletava i suoi bisogni corporali sul proprio balcone al passaggio della processione del Corpus Domini) e leggende (ad esempio quella della sua fondazione secondo la quale il suo centro fu istituito da Minosse, figlio di Zeus). È il Museo locale, ma anche un punto di riferimento per pratiche artistiche internazionali. All’interno di questo contesto, ho voluto introdurre il concetto di offendicula: un dispositivo di difesa che, al tempo stesso, incarna una forma di pena. C’è qualcosa di profondamente triste e violento in questo oggetto, che richiama una dimensione privata ma anche una condizione universale (vedi l’estratto della poesia sotto). Aggiungere incisioni sui vetri che compongono l’opera significa inserire in questo complesso sistema nuovi protagonisti e infiltrare storie locali, che partecipano attivamente al processo creativo, dalla sua ideazione fino alla sua realizzazione. Questo puzzle di approcci, immagini e riferimenti non vuole avere una sintesi definitiva, è solo una suggestione.


[…] E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia

com’è tutta la vita e il suo travaglio

in questo seguitare una muraglia

che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Eugenio Montale “Meriggiare pallido e assorto” 


Tra il momento in cui hai raccolto le fonti e quando hai cominciato ad incidere è passato del tempo. Come si sono sedimentate queste informazioni e quali temi o aspetti dei racconti pensi siano attraversati dalle immagini che vediamo?

In effetti, tra la raccolta delle fonti e l’inizio delle incisioni è passato del tempo, e questo ha permesso alle informazioni di stratificarsi. Ora che guardo il percorso a ritroso, mi sono resa conto che le immagini si sono distribuite in tre grandi nuclei tematici attorno al concetto di sincretismo. Il primo è il sincretismo tra il culto di Iside e quello della Vergine Maria: religioni e luoghi diversi, ma con numerosi punti di contatto. Questo tema è emerso proprio a Kora partecipando al gruppo di lettura che ospitate…. Il sincretismo culturale e religioso è un processo in cui elementi provenienti da tradizioni, credenze e pratiche diverse si fondono per creare nuove forme di espressione spirituale o culturale. Questo fenomeno avviene spesso in contesti di incontro o scontro tra civiltà, dove le differenze non vengono necessariamente annullate, ma si mescolano dando vita a qualcosa di nuovo. Nel caso delle religioni, il sincretismo può manifestarsi attraverso la sovrapposizione di figure divine, riti o simboli appartenenti a diverse fedi, creando un terreno comune per comunità differenti. Un esempio classico di sincretismo religioso è proprio l’accostamento tra il culto di Iside, dea egizia della fertilità e della maternità, e quello della Vergine Maria nella tradizione cristiana. Nonostante appartengano a contesti culturali e religiosi molto diversi, entrambe le figure rappresentano la maternità, la protezione e l’amore incondizionato. Nella diffusione del cristianesimo, soprattutto nelle regioni del Mediterraneo dove il culto di Iside era già diffuso, si è osservata una sovrapposizione tra le due figure: le rappresentazioni iconografiche di Maria hanno spesso ripreso elementi simbolici tipici di Iside, come la maternità sacra e il legame con il bambino divino. Questo sincretismo non solo ha facilitato la transizione tra le due fedi, ma ha anche creato un ponte concettuale tra due visioni del mondo apparentemente distanti, esemplificando come le tradizioni possano interagire senza cancellarsi a vicenda.

Ecco, mi ha colpito soprattutto perché tocca dei punti cari a quelli che voi esplorate con Kora.

Il secondo nucleo tematico riguarda le pratiche agricole dell’innesto, che ho trovato affini al concetto di sincretismo, non tanto nel contenuto ma nella modalità. Come nell’innesto si combinano elementi diversi ma familiari, così il sincretismo permette la fusione di culture e pratiche.

Infine, c’è il tema delle coppie nonni-nipoti, con le figure incise su entrambi i lati del vetro, che fanno riferimento alla madre come figura centrale, la figura mancante ma che è silente tra l’una e l’altra incisa. È nelle somiglianze, nelle differenze e alla base del legame in sè. In questo caso, ho cercato di riflettere su come il sincretismo lavori sui punti di contatto tra cose distanti senza ridurre a categorie rigide o semplificazioni eccessive.


Crediti per le immagini

Gaia Di Lorenzo, Offendicula, installazione, tecnica mista su vetro e pietra leccese, cm 200 x 36 e cm 113 x 27. Courtesy dell’artista e ADA, Roma. Foto di Annalisa Lazoi


INFO

Ramdom/Offendicula